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Venere / Adone

CREDITI

 

di e con  Danilo Giuva 

drammaturgia di Danilo Giuva e Annalisa Calice

regia e spazio Danilo Giuva

luci Cristian Allegrini 

suono Francesco Curci

assistente alla regia Luca Mastrolitti

progetto grafico Silvia Rossini 

consulenza artistica Valerio Peroni ed Alice Occhiali – Nordisk Teaterlaboratorium/Odin Teatret

con il contributo del Centro di Residenza dell’Emilia-Romagna “L’arboreto-Teatro Dimora La Corte Ospitale” 2021

produzione Compagnia Licia Lanera in coproduzione con Teatri di Bari

Venere/Adone è uno spettacolo che parla di fatti dell’amore, della natura umana e dell’incapacità di stare con disinvoltura nel proprio. È, questo, un lavoro che parla a tutti, ma che è necessario che incontri  soprattutto un pubblico di adolescenti. 

Ho scelto di partire da un poemetto: “Venere e Adone” di William Shakespeare – io ci ho messo lo slash perché sono fermamente convinto che entrambi convivano in ognuno di noi – per presentare l’archetipo dell’amore incompiuto attraverso l’elevazione lirica e vertiginosa del bardo per, poi, lanciarmi da quelle altezze per precipitare in una storia d’amore, altrettanto incompiuta, tra due comunissimi essere viventi dello stesso sesso.

Ho voluto raccontare il cortocircuito – tutto personale – dei primi momenti, la ricerca della verità, la difficoltà di spiegarsi, la fatica della lotta interna, il senso di incompiutezza ed il dolore che il desiderio inespresso genera.

Parla, dunque, questo lavoro di quella condizione che pone ogni essere umano, che si trova a dover gestire i primi tormenti dell’amore, su quella stretta linea di confine tra l’essere e il sentire su cui è necessario trovare un proprio punto di equilibrio in cui stare.

Ogni adolescente credo abbia la propria condizione di confine e credo sia necessario parlarne.

Io voglio farlo a teatro.

Danilo Giuva 

Sguardi Critici

Ogni emozione viene scandagliata: il primo palpito d’amore, tutti gli escamotage utilizzati per frequentarlo, gli sguardi, le speranze e le ritrosie […]. Tutti questi sentimenti vengono trasmessi in scena da Giuva con una sincerità assoluta, diventando paradigmi di tutti i primi amori adolescenziali con le loro speranze e le loro disullusioni.

Mario Bianchi su Eolo, Teatro Ragazzi 

Eco allora ardori e delusioni, incertezze e slanci arditi, fra sesso e tenerezze, con il porsi in scena del protagonista ora inserito nella aulica estenuazione del Mito complice la poesia di Shakespeare, ora in veste più ironicamente giovanilistica, anche con sound da discoteca sullo sfondo. Chiude Venere/ Adone Giuva, in posa con suo collare cinquecentesco: ritratto dell’artista da giovane, un po’ irretito e sconvolto dalla forza di Eros e dei suoi misteriosi sentieri, nel bosco chiaroscuro dell’amore. Applausi al lavoro e all’attore dal pubblico.

Pasquale Bellini su Gazzetta del Mezzogiorno 

[…] L’esperienza di Venere e Adone, il poemetto di Shakespeare, questi sono solo un pretesto perché Danilo Giuva sposti il baricentro del racconto della passione amorosa della dea alla sua. Dismessi i panni di narratore, gettata via la posa didascalica, il maestro scende dalla cattedra e diviene quell’uomo qualunque vinto dall’amore. Lui non vuole rinunciare all’amore verso cui la sua natura lo guida, al suo desiderio. […] Quell’amore che ha in sé una traccia di proibito, quell’amore impossibile che induce chi lo vive a cercare prove che sia corrisposto. La prova può essere ingannevole. […] Ma è la prova di cui l’amore dell’attore si nutre.
Nella penombra della sala si consuma tutto il dolore del rifiuto cui va incontro Danilo Giuva. L’attore si è immerso nel mito per parlare di identità di genere, scoperta del corpo, desiderio e, alla fine, ha recitato sé stesso. Il suo dramma è autobiografico.

Birdmen: Adone non ama Venere – Educazione sentimentale a teatro di Tommaso Romano, 21 novembre 2022 

Danilo Giuva, alla sua seconda prova in solitudine dopo lo strabiliante “Mamma”, si impossessa del poemetto shakespeariano ed estremizza la complementarità̀ tra i due personaggi, rendendoli addirittura speculari; ecco spiegato, a nostro modesto parere, il motivo della presenza nel titolo di quello slash, di quella barra, obliqua come la storia che vi si racconta, che non divide ma, al contrario, alimenta un’ulteriore contaminazione tra gli universi idealmente presenti sul palco (uomo/donna; divino/umano; istinto/ragione), aggiungendo alla storia del Bardo un personalissimo tassello, spostando sulla propria pelle, con ironia ed eleganza più uniche che rare, il gioco delle parti, decodicando, coniugando e superando tutti gli archetipi legati all’amore, alla passione, al desiderio. 

Pasquale Attolico su Cirano Post 

Crediamo che la sua collocazione ideale sia quella che lo pone di fronte a un pubblico giovane che tende a leggere una messa in scena per empatia e immedesimazione, preferenzo la realtà, o quella che sembra tale, all’artificio.

Nicola Viesti su Corriere del Mezzogiorno 

[…] testo di riferimento Venere / Adone di William Shakespeare, produzione Compagnia Licia Lanera con l’interpretazione di Danilo Giuva – regista e unico protagonista – che […] porta in scena una profonda riflessione sul tema dell’amore e sulle difficoltà dell’esperienza amorosa.
[…] Giuva veste completamente i panni di Venere, di Adone e di un docente super partes che commenta e interpreta con ironia e umorismo le azioni dei due protagonisti del poemetto, giocando e facendoci divertire nel tentativo di renderle più umane e terrene.
Ci racconta di quando Venere – da vera sottona del XXI secolo – si illude che Adone si sia follemente innamorato solo perché l’ha baciata per rianimarla dopo che era svenuta. Il raggiungimento del settimo cielo che Giuva ci mostra trasformando la dea in una pop-star dei giorni nostri che si scatena sulle note di Fiamme negli occhi dei Coma_Cose, come farebbe qualunque ragazzina nella propria cameretta.
[…] Giuva amplia la sua riflessione sull’amore, approdando in una storia d’amore dei giorni nostri, anch’essa incompiuta, tra due uomini, tanto simili ai lontani Venere e Adone per atteggiamenti, paure ed emozioni. Ci racconta di un ragazzo che s’innamora del fidanzato della sua migliore amica. Della gioia che prova quando lo vede […] . Delle farfalle nello stomaco che sente quando si danno il primo bacio. Fino alla sofferta decisione di porre fine alla relazione quando l’altro gli propone di scappare per ricominciare una vita insieme […] come se fosse l’unica soluzione possibile per poter vivere il loro amore. E poi il dolore più grande quando la migliore amica e il ragazzo annunciano che si sposeranno, chiedendogli di essere il loro testimone di nozze.
L’ultimo urlo straziante di Giuva, che si riscopre, tra le lacrime, malato d’amore come la Venere shakespeariana. E con le luci soffuse e una musica malinconica in sottofondo, realizziamo che Venere / Adone altro non è che la storia di tutti noi.

A teatro: Se l’inverno è soltanto un’estate che non ti ha conosciuto, ovvero che si soffre per amore oggi come ieri di Martina Bruno, 6 dicembre 2022